Sehaile e Fatqa, novembre 2019 

Il progetto di cooperazione internazionale Rafforzamento dei servizi di prevenzione, riabilitazione e reintegrazione sociale ed economica per tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti in Libano, finanziato dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS)  e realizzato da CTM, in partenariato con l’Associazione Libanese Oum el Nour, prevede la realizzazione di due fattorie sociali nei Centri di riabilitazione di Fatqa e Sehaile.

Nel corso dell’estate si è concluso il primo ciclo di produzione nelle due serre che il progetto ha installato a Sehaile ed in quella riabilitata a Fatqa. 

Si trattava della prima esperienza di produzione agricola per gli operatori di Oum el Nour e, grazie al sostegno degli esperti del partner ASeS—CIA, i risultati sono andati oltre le aspettative: una tonnellata e mezzo di cetrioli, altrettanto di pomodori e quasi mille unità di cavolo e di insalata. Questa produzione ha consentito di rifornire quotidianamente di verdura fresca le cucine per i residenti dei due centri. 

Ma l’aspetto importante da sottolineare è l’impatto sociale e riabilitativo che queste attività agricole hanno avuto sui giovani residenti. Si sono sentiti protagonisti di un’attività che ha permesso a Oum el Nour di risparmiare sugli acquisti per i Centri. Questa responsabilizzazione dei residenti e questo loro successo hanno avuto una ripercussione immediata nel prosieguo delle attività nei Centri. 

Infatti, dopo un periodo di riposo di circa un mese, è partito il secondo di ciclo di produzione nelle tre serre. Con l’esperienza della prima produzione, si è ridotto il numero di piantine e la loro piantagione è avvenuta nell’arco di un mese e mezzo. Ciò consentirà di allungare i tempi di produzione da cinque mesi a quasi sette mesi.

Operatori e residenti hanno partecipato gioiosamente ai lavori di preparazione dei terreni, di sistemazione del telo di pacciamatura a Fatqa, alla piantagione delle piantine di pomodoro, cetrioli e insalata. Un’ulteriore prova che “la terra cura chi cura la terra”.